Mai come nei “fabulous Eighties” le contaminazioni tra design, arte, musica, moda e spettacolo hanno raggiunto espressioni così forti, e alla faccia di chi ne ha odiato eccessi e stravaganze, gli anni '80 sono più che mai presenti. Da David Bowie a Grace Jones, le leggendarie icone pop di quegli anni ispirano ancora la moda, così come una buona fetta di design contemporaneo rievoca le forme esagerate, i colori vivaci, i pattern serpeggianti dei mobili creati dal Gruppo Memphis, collettivo italiano fondato da Ettore Sottsass nel 1981.
Eccessivi e stravaganti, gli oggetti progettati da Memphis rompevano gli schemi e oggi, cavalcando una tendenza sempre più incline a osare con gli accostamenti audaci, — tra materiali diversi, tonalità contrastanti, colori fluo—, tornano a essere ricercati nello scenario domestico grazie alla loro energia ludica. Memphis era strettamente legato a un altro movimento di rottura, Alchimia, nato sul finire degli anni '70 dai progetti dall’architetto milanese Alessandro Mendini. A lui, uno dei più longevi padri del made in Italy (nato il 16 agosto del 1931, è scomparso il 18 febbraio del 2019 all’età di 87 anni) il Groninger Museum di Groninger, in Olanda, dedica “Mondo Mendini”, un’importante retrospettiva che si inaugura il 12 ottobre, e che sarà visitabile fino al 5 maggio 2020.
Una commemorazione che arriva nel venticinquesimo anniversario dell’apertura del museo, progettato proprio da Mendini, che fino a poco prima della scomparsa ha selezionato per la mostra numerosi dei suoi disegni, insieme alle opere degli artisti e dei designer da lui più amati. Durante la carriera di architetto, designer ed editore (è stato il direttore delle riviste Casabella, Domus e Modo), Mendini ha ampliamente collaborato con Memphis frequentando i grandi progettisti del gruppo — da Ettore Sottsass ad Andrea Branzi, da Nathalie du Pasquier a Matteo Thun —, costruendo le fondamenta del linguaggio postmoderno, che affrontava il mondo degli oggetti della quotidianità con lo scopo di rivoluzionarli: “non penso a me come a un designer. Metto insieme tante attività diverse, sono un pasticcione. I miei oggetti hanno un’anima, e io cerco di esprimerla”, raccontava Mendini del suo lavoro.
Immancabile nell’esposizione la poltrona Proust (1978), rivisitazione di una seduta barocca decorata come un quadro puntinista, insieme a tutti quegli arredi che hanno scritto la storia del design, dal celebre divano Kandissi fino agli oggetti più divertenti realizzati per Alessi. In un tripudio di forme e colori, arte e design si mescolano in un contesto architettonico unico, spaziando sino ai giorni nostri: sono presenti in mostra le più recenti ed esuberanti creazioni firmate da Atelier Mendini, (lo studio che Alessandro ha fondato nel 1989 in collaborazione con il fratello Francesco), portavoce di un esprit '80s rivisitato con modernità.