06.05.2020

I famosi

A casa con David Bowie

Il collezionismo di David Bowie non può essere definito concettuale, né tantomeno scientifico, ma fu parte integrante della sua vita privata. Uno sguardo alla sua raccolta d’arte e di design ci rivela, che quello che davvero lo guidava era, come nella sua musica, uno stato emozionale.

Uno spirito creativo dal gusto romanticamente bohemiano, così può essere definito il David Bowie collezionista. Un sguardo alla sua raccolta d’arte e di design ci ricorda come il suo sguardo, sempre guidato dall’emozione, poteva fermarsi sull’oggetto dei suoi sogni come su una creazione del gruppo Memphis, qualcosa totalmente fuori dell’ordinario. 

Cresciuto nella Londra del sud, Bowie, aveva studiato arte, musica e design, prima di scegliere di intraprendere la carriera di cantante nel 1963. Mostre, interviste e soprattutto la vendita della sua collezione d’arte e design tenutasi post-mortem a Londra nel novembre del 2016, rivelano che la passione per il collezionismo lo ossessionò per gran la parte della sua vita occupando i suoi interessi più privati e regalandogli felici momenti di “svago”.

Un esercizio, quello di indagare, scegliere e selezionare pezzi per la sua collezione personale, che trasformò Bowie nel tempo e che ebbe anche una forte influenza sulle sue creazioni artistiche. I suoi collaboratori e raccontano come il gusto di Bowie incluse scelte conservative, un amore sfrenato per la scuola inglese dei primi e della metà del Novecento ed uno spiccato apprezzamento per opere internazionali e eclettiche come quelle di Basquiat. 

Tra i pezzi maggiormente ricercati dall’artista inglese ci sono le creazione del Gruppo Memphis di Milano, capitanate da quelle di Ettore Sottssas - ma anche Michele de Lucchi, George Sowden, Martine Bedin e Massimo Iosa-Ghini. Il primo pezzo fu la macchina da scrivere Valentine, di cui Bowie scrive: “It started with a red typewriter, a beautiful thing produced by Olivetti. I typed up many of my lyrics on that. The pure gorgeousness of it made me type as much as my need to get the songs down on paper. I couldn't not look at it. I read that this guy Ettore Sottsass had designed it. Wow, he had designed the salt and pepper shakers in the kitchen, too. I must be drawn to his ‘thing’.” 

Quel che Bowie amava, infatti era il concetto duchampiano che qualsiasi cosa potesse essere arte. Non deve sorprendere dunque che il design surrealista, eccentrico, post-moderno e iconoclastico di Memphis colpisse la sua attenzione. Alcuni dei i pezzi scelti da Bowie si trovano anche su intOndo: la macchina da scrivere Valentine, nominata sopra e disegnata da Sottsass e Perry King; la libreria Carlton di Ettore Sottsass; la lampada Bay e quella Pausania disegnata Sottsass per Artemide; la radio Brionvega di Castiglioni e quella Cubo di Marco Zanuso and Richard Sapper.  

Riguardo a Sottsass Bowie diceva: “Even now the jolt, the impact created by walking into a room containing a cabinet by Memphis - the Carlton, for instance - is visceral. It's true that you can't put another piece of furniture within the same space. There is just no aesthetic room. All networks of proposition are trammelled by this one item. Terrific. It's a remix, rap, it's hip-hop. Would all of the Starcks and Lovegroves of the world please stand and salute the greatest designer of the last fifty years? Your doors were opened by this man. Ettore Sottsass.”