Compromesso tra un’eleganza sobria e la praticità di poter mantenere in ordine e a portata di mano oggetti, documenti o stampe fotografiche, i mobili archivio superano i confini di loft e open space dove si respira aria di “factory”, per adattarsi anche al décor più classico; dalla camera da letto al salotto, dal bagno alla cucina e, dato che mai come in questo periodo si richiedono all’interior design semplicità e flessibilità, i classificatori con ruote diventano ricercatissimi.
Il mobile archivio vive il suo boom in America negli anni '50, quando il lavoro da ufficio diventa di massa, ma già gli architetti razionalisti di inizio '900 avevano ben chiara questa tipologia di arredo, il cosiddetto "filing cabinet", che utilizzavano per risponderealle esigenze di praticità, efficienza e solidità richieste dai luoghi di lavoro. Il Larking Building di Buffalo per esempio, la ditta americana produttrice di sapone progettata nel 1903 da Frank Lloyd Wright, potrebbe definirsi l’archetipo dell’ufficio moderno con gli spazi lavorativi delimitati da schedari metallici.
L'industria italiana inizia a produrre i primi classificatori agli albori degli anni '30 ispirandosi proprio all’America. Suggestionato dai mobili da ufficio scoperti durante un viaggio negli Stati Uniti, nel 1931 Adriano Olivetti affida all'ingegner Aldo Magnelli la progettazione per la sua azienda di un pratico schedario metallico: nasce così Synthesis, l’iconico classificatore che dà il nome alla Olivetti Synthesis, la ditta che la Olivetti fonda a Massa Carrara nel 1939, attiva fino agli anni '90.
Dapprima specializzato esclusivamente nella produzione di classificatori per uffici, il marchio ha instaurato negli anni collaborazioni con i grandi nomi del design made in Italy come Ettore Sottsass, aggiungendo via via al suo repertorio una gamma più completa di arredi modulari pensati per gli uffici open space, come la famosa serie Spazio di librerie e scrivanie in lamiera stampata, progettata dallo studio BBPR (Compasso D’oro 1962).