Immergendosi negli stand del Mercanteinfiera da poco conclusosi, ci si è imbattuti in una vasta gamma di oggettistica in ceramica: piatti, piattini, servizi da tè, vasi, ma anche lampade e sculture dalle policromie vivaci esposte su credenze, tavolini e librerie, a sottolineare una direzione del collezionismo del vintage che premia l’oggetto fatto a mano.
Accendiamo i riflettori sulla ceramica artigianale perché è un campo della progettazione in cui, a differenza di altri ambiti del design, il progetto parte prima di tutto dalla materia, dal suo studio, per arrivare all'atto di plasmarla, decorarla, fino alla cottura finale. Un mix di gesti sapienti e tecniche tramandate da generazioni, da cui nascono oggetti unici, testimoni delle mani e del territorio che li hanno originati.
Spessissimo poi, la tradizione della ceramica si è mescolata con l'estro di artisti moderni e contemporanei con risultati di estremo successo e valore, basti pensare ai prezzi raggiunti dalle ceramiche di Vallauris di Picasso, o alle sculture in ceramica di Albisola plasmate da Lucio Fontana. Tra le manifatture italiane meno note ai più, e che fin dagli esordi hanno stretto sodalizi significativi con il mondo dell'arte, c’è la Ceramiche Rometti, una ditta che negli anni '30 annoverava nella sua scuderia creativa artisti come Corrado Cagli, autore di eleganti figure e paesaggi umbri stilizzati su vasi, piatti e cachepot, fino agli esponenti del Futurismo Giacomo Balla e Fortunato Depero, promulgatori di uno stile dal sapore moderno tipico dei manufatti Rometti.
Fondata dal ceramista Settimio Rometti nel 1927 nella città medievale di Umbertide, nel cuore dell’Umbria e poco lontano da una cava risalente al periodo romano da cui deriva l’argilla dei suoi manufatti, la ditta è oggi diretta dal collezionista ed esperto di ceramica Massimo Monini. Ci soffermiamo sugli anni '30 del marchio perché è il periodo in cui la sua produzione, apprezzatissima per le linee pulite, si distingue per l'utilizzo dello smalto cangiante “nero fratta”, e per i contrasti ricorrenti tra forme geometriche e policromie che diventano il tratto distintivo della ditta, declinate in piacevoli binomi come il bianco-nero, nero-arancio, azzurro-bianco o giallo-nero.
Poco più a nord in quel di Firenze, gli anni '30 segnavano l'apice del successo per un'altra illustre e poliedrica manifattura: alla ditta Zaccagnini veniva infatti commissionata dalla Disney una serie di statuette tratte dai suoi più celebri cartoni animati: decorate a mano e modellate da Mario Bandini, queste opere sono attualmente ricercatissime e pressoché introvabili. I primi esemplari di questi evergreen del collezionismo furono le statuine raffiguranti Biancaneve e i Sette Nani, messe in vendita in occasione dell'anteprima nazionale del film a Firenze, presso il Cinema Teatro Verdi. E pensare che il marchio nasceva come una piccola manifattura nel 1905, fondata dal ceramista pistoiese Ugo Zaccagnini dopo un'esperienza come modellatore presso la Richard-Ginori. In origine la Zaccagnini (che ha cessato la propria attività nel 2000), era nota per le ceramiche in stile Liberty, e prima ancora per le terracotte e le maioliche artistiche, di cui il maestro Zaccagnini vantava una profonda conoscenza forgiata mentre ristrutturava le maioliche dei della Robbia. Dal 1937 guidata da suo figlio Urbano, la Zaccagnini ha consolidato la sua fama internazionale, tanto che nel 1950 alcune ceramiche della ditta sono state esposte alla mostra dell'artigianato italiano "Italy at Work: Her Renaissance in Design Today", presso il Brooklyn Museum di New York. La decade dei '50 segna anche l'apertura della Zaccagnini verso linee sempre più artistiche, emblematiche nella collezione “Svedese” ispirata all'astrattismo.
Tra giochi grafici e rimandi alle avanguardie artistiche del '900, abbiamo scelto di raccontarvi due realtà che ci piace intendendere come portavoce di un vasto numero di imprese artigianali, dalle più note a quelle dimenticate o non più esistenti, che con il loro know how hanno saputo catturare il gusto di un'epoca cristallizzandolo in manufatti da collezione senza tempo. Non perdete i prossimi racconti di intOndo dedicati ai marchi del vintage da riscoprire!