Dopo pochi minuti che si parla con Bethan Laura Wood, si finisce inevitabilmente per essere travolti, prima di tutto dal suo entusiasmo mentre racconta e descrive forme, materiali e colori; poi dalla sua profonda cultura in tema di design e architettura del 900. Originaria dello Shropshire ma di casa a Londra, nel suo studio di Hackney, cuore della East London, Wood progetta oggetti e arredi di vario tipo ed utilizzo, fondati sulle collaborazioni artigianali, sull'attenzione per la sostenibilità e soprattutto sull'amore per il dettaglio. Classe 1983, Wood è una designer multidisciplinare sin dai suoi studi presso il Royal College of Art di Londra, dove nel 2009 ha conseguito un master in Design Products, e che l'ha portata a progettare per una serie di marchi internazionali del design e della moda tra cui Moroso, Kvadrat, Valextra, Tory Burch, Hermés e Bitossi Ceramiche, e a esporre in prestigiose istituzioni come il Victoria & Albert Museum. Con un debole per l’Italia, che frequenta assiduamente soprattutto durante il Salone del Mobile di Milano, kermesse che l'ha vista più volte protagonista di mostre dedicate ai suoi coloratissimi progetti, Wood è un'intenditrice di design made in Italy, che ama collezionare accanto a gioielli in bachelite e opere d'arte ricercate. Qui ci racconta i suoi 6 oggetti del cuore.
1. Divano Royal Sofa di Nathalie du Pasquier e George Sowden per Memphis.
L’ho acquistato a un'asta e, una volta arrivato a casa, mi sono resa conto delle sue grandi dimensioni! Questo divano è per me è una sorta di “letto dei sogni”. La stoffa era danneggiata, e per questo volevo rivestire il sofa con il tessuto vintage originale, introvabile! Nel 2013 ho incontrato Nathalie Du Pasquier durante una mostra alla Aaron Gallery di Londra, ed è stata lei a indicarmi Post Design, il marchio con il quale Memphis produce le sue nuove collezioni, fondato da Ettore Sottsass e Alberto Bianchi Albrici. Qui ho scelto per il mio divano una riedizione di un tessuto Memphis che gli ha donato una nuova estetica.
2. Poster della mostra sulla plastica del 1990 al Victoria & Albert Museum di Londra.
Lo adoro per tre ragioni: primo perché simboleggia il legame tra me e mia madre attraverso la nostra comune passione per la plastica vintage. Poi perché rappresenta tutti gli oggetti e la bigiotteria d'autore in plastica e bachelite che possiedo (alcuni dei quali sono stati esposti alla Serpentine Gallery nel 2014, nell'ambito della mostra “Design is a state of mind” del designer Martino Gamper). Infine è speciale perché una borsa che ho creato diventerà parte della collezione permanente proprio del Victoria & Albert Museum, parte della mostra “Bags inside out” che inaugurerà il 21 novembre.
3. Lampada della mia collezione Criss Cross-Bloom.
Ho realizzato questa serie di luci nel 2013 in occasione del premio Design Miami Basel Designer of the Future. Queste lampade in vetro rappresentano le avventure che ho vissuto durante il viaggio in Messico che ne ha ispirato la creazione, e quanto quel periodo abbia poi influenzato i miei lavori successivi, soprattutto in relazione all'uso del colore.
4. Un carrello Boby di Joe Colombo color mostarda che arreda il mio studio.
Lo possiedo fin da bambina, quando lo riempivo di adesivi colorati. Fa parte della storia della mia famiglia e rappresenta l'amore per il collezionismo che i miei genitori mi hanno trasmesso, seppur non fossero collezionisti nel senso tradizionale; si facevano piuttosto guidare dal loro gusto per il design d'autore, che scovavano tra "charity shops" e mercatini dell'usato. Questo carrello ha sempre viaggiato con me. Amo la plastica vintage e dunque tutto il lavoro di Joe Colombo. E inoltre sono alla ricerca di un compagno verde per il mio Boby!
5. Scultura di Justin knowles acquistata al mercato delle pulci di Spitalfields presso Lawence Prentice Art & Antiques.
Mi piace perdermi tra le bancarelle dei mercatini nei pressi del mio studio, e siccome sono attratta dalle le sfere di cristallo (chi come me ha apprezzato il film Labyrinth di cui David Bowie è protagonista, potrà capirmi!), mi affascinano gli effetti ottici prodotti dai volumi trasparenti delle opere di Knowles.
6. Una serigrafia del 1971 dello scultore britannico Eduardo Paolozzi dal titolo Who’s Afraid Of Sugar Pink And Lime Green.
Ho appeso alle mura di casa mia quest'opera di Paolozzi (1924-2005), uno dei miei artisti preferiti. Il suo linguaggio sofisticato, fatto di strutture geometriche surreali, colori saturi ed elementi evocativi dell'era industriale e precursori della Pop Art, hanno ispirato gran parte del mio lavoro, in particolare un set da tè che ho disegnato per Rosenthal nel 2019.