23.12.2020

Le storie

Tradizione e progresso

Prosegue l'appuntamento di intOndo con le aziende di arredamento estinte, che ci piace ricordare per le storie e i mobili unici che hanno saputo creare, ancora seguiti e ricercatissimi dal collezionismo. Oggi vi raccontiamo qualche curiosità sulla storia del marchio di mobili Ducrot, una perla dell’Italia Liberty che aveva sede a Palermo. Attiva dai primi 900 agli anni '70, lasciò il segno anche nell’industria navale made in Italy.

Ci siamo imbattuti nella ditta Ducrot di Palermo attraverso gli arredi dell’architetto modernista Ernesto Basile (1857-1932), che ne fu il direttore artistico dal 1902 al 1906, e che rese quasi inscindibile il suo cognome dal nome del marchio, pietra miliare della storia italiana dell’ebanisteria. Perché gli arredi firmati Ducrot sono così speciali all'interno dello stile Liberty? Come riconoscerli sul mercato?

Oltre all’elegante targa in ottone con marchio che li accompagna, i mobili della ditta spiccano per essere un'elegante fusione dei tratti tipici dell'Art Nouveau, come le sinuose maniglie a tema vegetale o le vetrate che strizzano l'occhio al Glasgow Movement di Charles Rennie Mackintosh, condita da elementi antichi, neoclassici o moderni: un eclettismo sofisticato che divenne di gran tendenza nel milieu cosmopolita dell'alta borghesia europea a cavallo tra '800 e '900.

Ripercorrendo la sua storia, a contraddistinguere Ducrot fu il fatto di aver saputo cavalcare e conciliare circostanze diverse e particolari, in primis la trasformazione in breve tempo da piccola realtà artigianale a impresa industriale dalle proporzioni colossali, che diede vita a una produzione di mobili rinomata in tutta Europa. C'era poi il fatto che gli arredi firmati Ducrot, seppur prodotti in grandi numeri, coniugavano uno stile al passo coi tempi con il fascino del savoir faire che ne aveva caratterizzato i primi esemplari, frutto del lavoro dei migliori artigiani palermitani, che continuarono a essere coinvolti nella nuova impresa.

La chiave di tale successo? Si legge nella personalità intraprendente e cosmopolita del fondatore del marchio, Vittorio Ducrot (1867-1942): di origine francese, al ritorno dagli studi in Svizzera, nel 1895 aveva ereditato dal patrigno Carlo Golia una piccola produzione di specchi e mobili, insieme alla sede siciliana della Solei Hebert & C, una ditta di stoffe per l'arredamento con base a Torino. Ducrot, che spiccava per le sue doti poliedriche (oltre che imprenditore era anche progettista), coniugava nel proprio lavoro praticità e sensibilità estetica, fattore non scontato per un giovane imprenditore agli albori di un’attività di produzione di mobili.

Svincolatosi quasi subito dalla Solei Hebert & C, Ducrot aveva tempestivamente rinnovato il laboratorio mediante l'acquisto di nuovi macchinari che vertevano sempre di più verso i metodi industriali. Complice la fruttuosa collaborazione con Basile, figura-chiave che mise Ducrot in contatto, oltre che con l'ambiente artistico più vivace della Sicilia e internazionale, soprattutto con una delle famiglie industriali più prestigiose e influenti della Palermo della Belle Epoque, i Florio, il prodotto finale conteneva tutti gli ingredienti dell'arredo di lusso destinato a quel particolare momento storico. 

Dal dialogo tra il saper fare siciliano e il Modernismo europeo, si articolavano dunque i progetti degli eleganti interni delle case dei Florio firmati dal binomio Ducrot-Basile, fino ai loro grand hotel, tra cui la famosissima Villa Igiea, per arrivare a banche e ambasciate in Europa e nel Middle East, come quella di Istanbul realizzata nel 1907; il culmine, dal 1919, fu la progettazione degli interni delle grandi navi transatlantiche, che nella prima metà del '900, simbolo della modernità, vivevano la loro età dell'oro. Era il boom delle cosiddette “navi all’italiana”, scrigni di materiali di altissima qualità, arte ed eleganza che solcavano i mari facendo conoscere il made in Italy nel mondo. 

Dopo la realizzazione dei mobili e delle decorazioni per il Regio Yacht Savoia, negli anni '20 fu la volta della turbonave Esperia, dei transatlantici Giulio Cesare, Duilio, Roma e Augustus, fino al transatlantico Rex, terminato nel 1932. Le fasi di montaggio, che si svolgevano nei cantieri di Genova, erano gestite da una ditta appartenente all’ingegnere Tiziano De Bonis, al quale Ducrot, nel 1939, cedette l'azienda, che contava ormai più di 200 operai e sedi e negozi, oltre che a Palermo, a Milano, Napoli e Roma. Il marchio conservò il nome di Ducrot e continuò la sua produzione fino al 1973. 

I mobili Ducrot furono sinonimo di modernità, lusso e tendenza. Se dovessimo tradurli in un'opera pittorica, non potrebbe che essere il ritratto di Franca Florio dipinto da Giovanni Boldini nel 1903, il ritrattista più richiesto dell'epoca. Pensiamo ad altri artisti e ai marchi più all'avanguardia del tempo: non stupisce scoprire che molti di questi facessero parte della collezione personale di Vittorio, che amava raccogliere oggetti di Tiffany e Lalique, oltre a opere di Mucha e arredi e tessuti dalle grafiche innovative, prodotti  dalle scuole di Glasgow, con Charles Rennie Mackintosh in testa, e Nancy