Spezino di nascita e naturalizzato newyorkese, Gaetano Pesce è uno dei creatori più prolifici del nostro secolo. Le sue originali invenzioni sono sempre a caccia dell’avvenire e non mancano mai di spunti per innovare. Potremmo parlarvi qui dei suoi famosi prodotti d’arredamento, ma abbiamo invece scelto di ricordare alcuni suoi progetti d’architettura per sottolineare come le sue opere ci parlino sempre del domani.
Esponente di spicco del design radicale, movimento nato alla fine degli anni ‘60, Pesce si è distinto per la sua abilità nel maneggiare forme e materiali con una mente estremamente aperta e distaccata. Si attribuisce a lui il primo progetto di architettura vegetale, l’Organic Garden di Osaka, un progetto avviato nel 1989 e completato nel 1993. L’edificio, che ancora oggi rimane uno degli elementi distintivi della città, è composto da nove piani destinati prevalentemente ad uffici, le cui facciate sono interamente rivestite da pannelli di cemento rivestiti in acciaio di colore rosso, punteggiato da una serie di “tasche” in fiberglass che accolgono vasi con oltre 80 tipi di piante indigene (la maggior parte delle quali è di bambù).
Di tutt’altro genere il progetto ideato dal grande architetto per il nuovo World Trade Center di New York: due torri che si attorcigliano su se stesse unite da un grande cuore rosa. Un colore questo non scelto di certo a caso, e celebrato anche in altri progetti come quello del Pink Pavillion disegnato per la Triennale di Milano nel 2007. In quell’occasione Gaetano Pesce dichiarava: “Come ogni attività umana, anche l'architettura ha bisogno di progredire. Mi auguro che questo padiglione rosa possa farci riflettere sull'urgente bisogno di rinnovamento in molteplici forme, come rappresentato in questo caso del colore rosa, così inatteso, che potrebbe diventare il colore del futuro.”
Lo Stabilimento Lingotto Fiat a Torino, la Casa dei bambini per il Parco La Villette a Parigi, la Gallery Mourmans in Belgio, San Paolo Tower, Bahia House, sarebbero altri progetti da approfondire, ma quello che accomuna tutto il suo lavoro è il coraggio di vedere architettura, arte e design come campo di prova per manifestare il bisogno umano di una continua evoluzione, non solo in termini di tecnica e materiali, ma anche come innovazione ideologica.
D’altronde è lui stesso a sostenere che i progetti del futuro saranno unici così come lo sono le persone: “Entrare nell’epoca del pezzo unico segna l’ingresso della creatività nella produzione industriale, capace di creare quel tocco che dà originalità. È l’artigianato del futuro. Gli strappi nei blue jeans della moda contemporanea sono un simbolo di questa ricerca di unicità, e il futuro sarà fatto di originali e non di copie.” Noi di intOndo ne siamo fortemente convinti!