Vi parliamo di un'azienda americana, la Herman Miller, una presenza di rilievo nel mercato del vintage, dato che alcuni dei suoi classici prodotti tra gli anni '50 e '60 sono popolari adesso esattamente come quando vennero lanciati: hanno modellato gli interni di quei decenni, ma allo stesso tempo reggono il confronto con il design contemporaneo; sono inoltre imitatissimi, tanto che il marchio ha iniziato a imprimere su alcuni pezzi la firma degli autori.
Proprio come una fetta di design contemporaneo si ispira alle forme sinuose della natura, proponendo arredi dalle linee curve, superfici bombate e un approccio quasi scultoreo a sedute e tavolini, alla fine degli anni '40 si fa strada, dall'Europa all'America, la sperimentazione di materiali e tecniche che consentano la realizzazione di arredi dal design organico, contraddistinto da linee ergonomiche, specialmente nell'ambito delle sedute.
Dalle evoluzioni del legno curvato di Thonet all'universo flessuoso dei mobili di Carlo Mollino, passando per il Neoliberty italiano, fino alla Panton Chiar di plastica curvata del designer danese Verner Panton, Herman Miller in America produce sedute ergonomiche realizzate con tecniche innovative. Già nel 1941, con la pionieristica mostra Organic Design in Home Furnishing, il MoMa di New York era stata la vetrina di questa tendenza.
Il primo nome che si intreccia con Herman Miller è Cranbrook: la Cranbrook Academy of Art viene fondata nel 1925 in una casa nella campagna del Michigan dall'architetto finlandese trapiantato negli Stati Uniti Eliel Saarinen (1873-1950), che altri non è che il padre del grande Eero Saarinen. Della Cranbrook, spesso descritta come la “risposta americana” al Bauhaus e che resta operativa fino al 1950, parleremo prossimamente su intOndo. Ai talenti prodotti da questa prolifica comunità di progettisti, che nel movimento inglese Arts & Crafts individuava il suo principale riferimento, attingono due grandi aziende americane: Herman Miller e Knoll International.
Catapultiamoci dunque nello stato del Michigan, precisamente a Zeeland, dove sorge la prima ditta di Herman Miller, inizialmente chiamata Star Furniture Company; è il 1905 e il designer D.J. De Pree ne è il presidente; di De Pree, che nel 1923 cambia il nome alla ditta con quello del suocero, Herman Miller, ci colpisce questa emblematica affermazione: «il design deve essere l'espressione finale di un’idea, così che studiando quel determinato oggetto ci rendiamo conto che esso era l'unica, inevitabile, soluzione possibile».
Il 1923 coincide con l'affido della direzione artistica del marchio all’architetto newyorkese Gilbert Rhode, che segna per Herman Miller la svolta verso un design dallo stile nettamente moderno con evocazioni Déco; purtroppo, il momento storico è difficile, il mercato del retail è depresso e le eleganti credenze, toelette, sedute e tavolini di Rhode non riscontrano un successo immediato tra il pubblico, anche se oggi sono ricercatissime nel mercato vintage internazionale per il sofisticato design modernista.
Gli ostacoli preludono al trionfo: è il 1945 quando l'architetto George Nelson (1907-1986) diventa direttore artistico di Herman Miller dopo essere stato notato per il progetto di un sistema di mobili componibili per dividere gli spazi domestici, una "wall storage unit" che, osservata con occhi contemporanei è la quintessenza dell’interior anni '50 americano, in cui l'arredo si basa su pochi pezzi, con il conseguente aumento di spazio. Un contesto in cui la sedia diventa attrice protagonista, e per mettere in produzione i progetti di sedute d'avanguardia, Nelson avvicina a Herman Miller i designers della Cranbrook Art Academy come Charles e Ray Eames, autori per il brand delle famosissime molded plywood chairs, le sedie ergonomiche in compensato curvato — tra le più riconoscibili la Birch LCW del 1945 —, definite da Pree stesso «belle, comode, facili da muovere, non è possibile migliorarle ulteriormente: sono un tesoro nazionale che deve essere reso disponibile».
Arredi dallo stile semplice dunque, ma accompagnati da un’esecuzione impeccabile e dall'uso della tecnologia per ottenere forme totalmente inedite. Si susseguono, tra i più iconici, gli sgabelli in noce degli Eames, il divano Marshmallow e le lampade Bubble di George Nelson, il tavolino basso in legno e cristallo IN50 firmato da Isamu Noguchi; repertorio affiancato dai tessuti vivaci dell’estroso franco-americano Alexander Girard, che si trova a capo della divisione tessuti della ditta, e che contrappone agli arredi organici stoffe decorate da forme astratte e motivi geometrici, in un'ampia varietà di composizioni cromatiche, ancora di grande attualità e oggi riprodotti fedelmente da Vitra.
Dal 1960 il progettista Robert Propst instaura all'interno dell’azienda la Research Corporation, mirata alla rivoluzione dello spazio dell'ufficio, inventando la Action Office nel 1968: altrimenti detto “cubicle”, è la prima postazione di lavoro modulare. D'ora in poi Herman Miller si concentrerà sulla produzione di soluzioni per l'ufficio, rimanendo fedele anche in questo ambito al suo marchio di fabbrica: il design ergonomico, una tematica che torneremo ad affrontare presto, in un appuntamento dedicato ai trend della stagione primaverile. Seguiteci!