Quando si legge “un film di Tom Ford”, si sa già che il primo elemento che lo stilista, regista e sceneggiatore americano cercherà di trasmetterci è quella dimensione di “gioia estetica” tipica delle sue scenografie, una cornice in cui gli attori recitano immersi in un mix sempre elegante di atmosfere, colori e arredi che compongono un universo unico, sempre moderno, anche quando il film è ambientato nel passato. Immancabilmente, gli scenari di Ford si intrecciano con la tensione che scaturisce dalle sue storie, una suspense che si ritrova in Animali Notturni, il suo thriller del 2016, in cui abbiamo individuato tre interni emblematici di come l'architettura e l'arredamento vintage siano un’ispirazione importante per il mondo dell'arte e della moda contemporanei; i protagonisti di Tom Ford sono come opere d’arte totale viventi, abitanti di un mondo in cui le loro passioni, gli abiti che indossano e i luoghi che abitano sono inscindibili dalla loro essenza.
1. L'ufficio di Susan: la palette di tre colori
Nell’elegante studio della protagonista di Animali Notturni Susan Morrow (interpretata dal premio Oscar Amy Adams), un'affermata gallerista d'arte contemporanea a Los Angeles, il gioco di cromie pensate da Tom Ford si articola sul rosso retrò: nasce un luogo che da immediatamente una percezione di avanguardia, essenzialità, ma allo stesso tempo personalità. Sono messi in relazione pochi colori, freddi e caldi: il bianco degli arredi, il rosso della parete, e il rosso aranciato dai capelli della protagonista, che unisce magistralmente tutte le tonalità, sintonizzandole con un dipinto di John Currin affisso alle pareti — un artista che, come Tom Ford, ama evocare il passato attraverso prospettive inedite. Questo set suggerisce una buona alternativa al concetto di "white cube" utilizzato per l'esposizione di opere d'arte, non soltanto in gallerie e musei, ma anche nella casa, quando alle pareti domestiche si desidera esporre una collezione: osare con il colore di una parete e trasferire il total white sugli arredi ribalta lo schema tradizionale per una svolta divertente: tavolo minimal, credenza sospesa ideale per l'ufficio, lampada da tavolo orientabile. Un candore interrotto da pochi portaoggetti e vasi trasparenti.
2. La casa: uno scrigno per l’arte
L’arte è una presenza costante nell’esistenza di Susan Morrow, che la segue dal lavoro alla sua casa: un open space-vetrina per opere e oggetti da collezione, illuminati dalla luce naturale: scompaiono le pareti, spazio alla trasparenza assoluta. Questa casa di cemento e mura in vetro (nella realtà situata a Malibu e progettata dall'architetto californiano Scott Mitchell), ci fa venire in mente le iconiche glass house dei grandi progettisti americani della prima metà del ‘900: dalla Casa sulla Cascata di Frank Lloyd Wright del 1939, fino alla casa Farnsworth di Mies Van Der Rohe (1945-51), o la Glass House di Phlip Johnson del 1949. L'arredamento, giocato sulla combinazione di mobili scuri abbinati a grandi tappeti in tonalità cremose, è un sottile equilibrio tra arredi contemporanei e pezzi di grandi autori del '900, che rivisita ed evoca alcuni degli elementi che arredavano le dimore sopra citate, come gli immancabili daybed Barcelona di Van der Rohe, le librerie e gli armadi su misura, realizzati ad hoc dai progettisti. Alle pareti, poche opere di pittori moderni e contemporanei e fotografie: in grande formato, per un effetto monumentale.
3. La camera da letto: effetto barnhouse
È lo spazio più "caldo" della casa, e mentre mantiene una traccia della stessa austerità che governa il resto degli ambienti (tavolini d'appoggio squadrati con base in metallo e top di marmo, testile del letto in pelle nera), resta pertinente con il mood delle case moderniste più iconiche, dove spesso le pareti esibivano pannelli e rivestimenti ad hoc. In questo caso si tratta di listelli in legno chiaro per un rassicurante "effetto barn house americana": un elemento rustico che assume nella colorazione chiara un valore decorativo chic. Nell stanza più vicina al gusto della protagonista, i comodini sono illuminati da un cult del made in Italy nel mondo, e compasso d'Oro nel 1979: la lampada da tavolo Atollo di Vico Magistretti per Oluce, nella versione in alluminio nera.