Bisogna ammettere che, sia nella casa che nello spazio in cui lavoriamo, l'ordine o il disordine che vi regnano rispecchiano il carattere e la personalità di ciascuno di noi. Nel caso di un artista poi, lo studio è lo specchio della sua opera, un luogo dove entrano in gioco le fasi di una vita artistica tra successi, delusioni, fatiche e soprattutto lavoro: è qui che idee e forme prendono vita passando dallo stato embrionale alla completezza.
Per questo, spesso il confine tra studio, casa e infine museo, diventa molto sfocato: pensiamo all’affascinante atmosfera della Casa Azul di Città del Messico (di cui vi abbiamo già parlato su intOndo): progettata nel 1904, fu la dimora in cui la pittrice Frida Kahlo (1907-1954) lavorò e visse fino alla sua morte con il marito, il pittore Diego Rivera (1886-1957), e che oggi è diventata il museo dei due artisti. E che dire della casa di Carlo Mollino (1905-19073) a Torino? Un’opera totale, lo spaccato dell’eccentricità del progettista torinese, set di molte delle sue fotografie, vetrina delle sue abitudini e del suo gusto fortemente eclettico. Lo studio diventa una seconda casa, un ambiente intimo e privato, ed è in questi spazi che designer e artisti collocano, o accumulano, anche gli oggetti che collezionano, dagli arredi alle opere di altri artisti: un universo a sé, fatto di cose che offrono una riflessione sulla ricerca, lo stile di ogni artista e la sua attitudine anche al di fuori dal lavoro.
Parlando di accumulo, non si può non fare riferimento allo studio dell'artista irlandese Francis Bacon a Dublino: pensate, è stato ricostruito fedelmente pezzo per pezzo in tutta la sua caoticità, attraverso una stratificazione infinita di schizzi, tele e studi raccolti in uno spazio davvero contenuto, se si pensa alla dimensione di molte delle opere di Bacon esposte nei più grandi musei del mondo; eppure lo spazio, oggi ricreato presso la Dublin City Gallery sulla Hugh Lane, si dimostra in linea con la personalità complessa e tormentata di questo fantastico pittore.
Quello di Bacon è uno degli esempi più estremi di studio, uno spazio connotato, come poteva esserlo quello di René Magritte, che aveva adibito a studio un piccolo angolo della sua casa. Spesso infatti i luoghi della creatività si presentano più ariosi, accomunati generalmente dalla presenza di una fonte di luce naturale proveniente da ampie finestre o vetrate, come nel caso dello studio in stile rustico di Paul Cézanne a Aix en Provence.
La maggior parte degli studi d'artista dalla metà del '900 a oggi è, o evoca, uno spazio industriale, dal loft al garage, mentre più raramente conserva il sapore dell’interno retrò e un pò polveroso, come lo stesso Claude Monet (1840-1926) amava definire le stanze della sua casa-studio di Giverny, un luminosissimo appartamento arredato da comode chaise longue capitonnè, divani decorati con le frange e poltroncine in vimini che convivevano in armonia con i dipinti in via di ultimazione.
Numerosissimi studi di artisti sfociano nello spazio outdoor, come quello della scultrice inglese Barbara Hepworth (1903-1975), che per la realizzazione delle sue opere monumentali aveva scelto, nella sua casa di St. Ives (oggi casa-museo), in Cornovaglia, gli spazi adiacenti a una serra che si affacciava su un rigoglioso giardino, arredata da centinaia di vasi di piante variegate ed elementi arredativi pratici per gli esterni, come le sedie in ferro battuto in stile Harry Bertoia.
Che a farla da padrone siano l'ordine o il caos, il comfort durante il processo creativo è uno dei primi requisiti. L’artista pop Roy Lichtenstein (1923-1997, nella foto), non poteva fare a meno di possedere nel proprio studio un comodo divano in pelle, “gettato” nel mezzo della stanza in maniera del tutto casuale, su cui adagiarsi per riposare all’occorrenza, conversare, divagare, libero da orari e convenzioni. L’artista minimalista Frank Stella (1936) preferisce addirittura lavorare stando comodamente seduto su una poltrona vintage reclinabile, anch'essa in pelle, materiale che si presta all’ambiente creativo perché appare meno danneggiabile da agenti esterni e materiali, e resta in linea con un’atmosfera raw, ma raffinata al contempo, il mood che si respira in certe fabbriche abbandonate dove il fascino di un vissuto passato si mescola con l'estetica contemporanea.
Da sempre il mercato dell'usato ha fornito ad artisti di tutte le generazioni un buon alleato per diverse necessità, una sorgente a cui attingere senza troppi tentennamenti, anche perché consente in breve tempo di allestire uno studio pratico e in linea con il proprio gusto. Tra i consigli che possiamo darvi per realizzare al meglio il vostro atelier d’artista, oltre a un cavalletto e un ampio tavolo da lavoro, resta il fattore comfort, avendo la prova che una poltrona o un divano sono il must. Collocate elementi mobili, a rotelle, come ad esempio un carrello — lo stesso carrello da cucina è un piano d'appoggio pratico e versatile per colori e strumenti di lavoro. Non dimentichiamo i mobili-archivio per conservare al buio e al riparo da luce e agenti esterni stampe e fotografie, da affiancare ad elementi con scaffali su cui riporre libri da consultare, oggetti da esporre e materiali di lavoro meno urgenti. I tecnici consigliano una fonte di luce naturale proveniente da nord, ma potrete munirvi di tende e luci (meglio un mix bilanciato tra calde e fredde) in caso la stanza sia orientata diversamente. Chi non rinuncia alla musica durante il processo creativo potrà cedere ancora una volta al fascino vintage, con i vinili e un vecchio giradischi.