Al Museum of the Moving Image di New York è stato possibile visitare l'esposizione “Matthew Weiner’s Mad Men” dedicata alla famosa serie tv “Mad Men” creata da Matthew Weiner, già autore de “I Soprano”.
L’esposizione ripercorre la serie e le dice addio in grande stile. Aperta a metà giugno e prolungata fino al 6 settembre 2017 per la gioia dei fan della serie e per la curiosità di chi non l’ha vista, la mostra è un’immersione nel processo creativo che ha contribuito a fare di Mad Men un successo a livello internazionale. Filmati, oggetti di scena, appunti e foto vi racconteranno come un’idea può trasformarsi in serie. L’estetismo ricercato, che ha contribuito a determinarne il successo, si materializza davanti ai nostri occhi increduli mentre entriamo nell’ufficio di Don Draper, denso di fumo e alcol o nella cucina Sixties di Betty, colma di prodotti pop e pattern soffocanti.
Ma facciamo un passo indietro per parlare della serie. Precipitato dall’alto dei grattacieli di Madison Avenue nella New York consumista ed edonista dei Sixties, l’eroe della serie è un agente pubblicitario di enorme talento e di grandi intuizioni. Padre di famiglia e seduttore incallito, Don Draper passa il suo tempo a fumare sigarette e a inventare slogan per vendere più sigarette dentro una serie che ha nostalgia dei favolosi anni '60 ma che rammenta pure quanto quell’epoca fosse misogina, razzista e omofoba.
Don Draper manipola le illusioni e sollecita emozioni che non “condivide” mentre accende un’altra Lucky Strike e beve uno scotch di troppo in un ufficio meticoloso e maniacale come la serie. Decennio di sperimentazione per il design, che interpreta con poltrone e divani, fiori e plastica colorata, luce fluorescente e prêt-à-porter il profondo mutamento della società e delle relazioni sociali, i Sessanta fanno di Mad Men una serie incredibilmente scenografica e ossessiva che adesso è possibile “visitare” andando alla mostra. Tuffati nelle note confidenziali del suo creatore e nel lavoro preparatorio degli autori, i visitatori partecipano di un’epoca passata, propizia alla nostalgia, a un tempo e a un’opera che non è altro che una lenta caduta, che vorremmo non finisse mai e che tuttavia terminasse presto, rispondendo alle tante domande che come Draper ci poniamo nel silenzio dei nostri salotti. Perché il patto che Mad Men stringe col pubblico è di massima urgenza e languore, perché dentro quella dimensione siamo stati avvinti una volta per sempre, perché l’american dream, malgrado la sua ambiguità, non smette di contagiare l’immaginario collettivo.