All’interno del nostro territorio domestico vogliamo creare un ambiente che offra un luogo di sosta (soprattutto mentale) e allo stesso uno stimolo per la ripartenza. Sembra un paradosso, ma secondo questa concezione quando ci troviamo in un ambiente ben riuscito, tornare a casa è un po’ come essere in vacanza. Ma su quali elementi hanno puntato gli architetti del passato per apportare questo benessere domestico?
Sappiamo bene che tra essere in viaggio ed essere a casa c’è una bella differenza, ma pensiamo anche che l’arredo e la progettazione possano dare un bel contributo alla creazione di un ambiente sospeso tra vecchie certezze e nuovi impulsi.
La metafora della casa come isola del nostro benessere, rappresenta bene il concetto e trova ampio spazio nella storia dell’architettura e del design. Alcuni tra i più celebri progettisti italiani del Novecento si sono domandati con frequenza quali fossero gli elementi dell’ambiente litoraneo da esaltare e quali quelli da trasferire nei loro progetti urbani.
Ripercorriamo alcune tappe di questa ricerca: negli anni ‘40 con l’accrescersi del turismo verso le isole della penisola italiana si apre un acceso dibattito sullo sviluppo architettonico delle zone costiere che coinvolge anche imprenditori e architetti. Risale al 1939, per esempio, il progetto incompiuto per lo sviluppo turistico dell’isola d’Elba ideato dallo studio BBPR e sponsorizzato da Adriano Olivetti. In questo caso gli elementi da esaltare erano quelli offerti dal territorio, interpretato attraverso l'insediamento delle aree residenziali nelle zone che morfologicamente si prestavano di più all’accoglienza, e strade perimetrali e piste ciclabili per raggiungere le zone più impervie.
Alla fine degli anni ‘50 Umberto Riva inizia a lavorare alla Casa Di Palma a Stintino, una delle prime case vacanze nella penisola di in Sardegna. Il progetto, sviluppato in collaborazione con Fredi Drugman, precede di poco quello di Marco Zanuso per la casa Arzale (1962-63) tra Palau e Arzachena e quello di Cini Boeri per la casa Bunker (1962-64) e la Casa Rotonda (1966-67) a La Maddalena. Ad accomunare tutti questi edifici c’è la volontà di agevolare l’incontro tra il contesto naturale e la casa moderna, un concetto che rimane estremamente valido anche oggi e che rimarrà uno dei capisaldi dell’Architettura dell’ultimo secolo.
Tutti vorremmo ritrovare tra le pareti di casa il paesaggio selvaggio e accogliente delle isole, o di qualsiasi altro luogo suggestivo, ma in pochi si trovano a due passi dal mare. Possiamo però creare la nostra personale isola domestica attraverso un progetto d’interno che esalti la ariosità degli spazi e la naturalezza degli arredi, due elementi che si rifanno al territorio insulare.
Basta guardare ai progetti urbani degli architetti citati sopra, case private ed edifici istituzionali che vivono di un immutato successo. Il loro segreto: presentare ambienti che si distinguono per l’ampiezza e l’equilibrio delle forme naturali e per un arredo semplice, non minimale, ma sapientemente rifinito, come fossero stato levigato dal mare.