Apparecchiare è una di quelle attività di routine su cui difficilmente ci si sofferma a riflettere. Piatto, posate e bicchiere: la triade fondamentale che accomuna i pasti di tutti noi occidentali e che, nella sua semplicità, è frutto di secoli di riti, pratiche e usanze che mirano a stupire i commensali e rappresentare i proprietari di casa.
Dai tempi antichi fino al Rinascimento, l’aspetto principale del pasto era la convivialità e dunque i piatti venivano condivisi da più invitati, anche nelle occasioni più solenni. In questo periodo inizia tuttavia a diffondersi un uso individuale dei bicchieri, così come si diffondono le stoviglie in maiolica e vetro, nonostante permanga l’abitudine di non usare le posate. La tavola, spesso un’asse di legno appoggiata su cavalletti, poteva essere allestita in diversi punti della casa e coperta con tovaglia e i vassoi per le pietanze (fun fact: la tovaglia è l’unico elemento sempre presente, fin dai tempi dell’antica Roma), mentre il vasellame veniva esposto in bella mostra nella credenza. Questo elemento d’arredamento svolgeva una funzione importante: iniziarono infatti a diffondersi fin dal XVI-XVII secolo i cosiddetti servizi di credenza, ovvero servizi in materiali pregiati ed elaborati che venivano esibiti nelle credenze durante i banchetti per testimoniare il prestigio sociale dei padroni di casa.
Nei secoli successivi il focus si sposta dalla convivialità all’ostentazione, fino ad arrivare alle soluzioni più barocche del Seicento e Settecento, dove protagonista assoluto diventa il surtout, il nostro moderno centrotavola. In argento o vermeil, veniva spesso commissionato a grandi artisti e adornato con figure di divinità, personaggi mitologici, fontane e altre decorazioni scenografiche.
In questo periodo inizia anche a diffondersi l’idea che il piatto, per questioni di igiene ed d’etichetta, debba essere ad uso individuale. Questo cambiamento determinò nel Settecento e soprattutto nell’Ottocento una consistente diffusione dei servizi come li intendiamo oggi, composti da più elementi stilisticamente omogenei. Nell’Ottocento in particolare, l’influenza romantica si fa sentire anche nella produzione di tali manufatti e il richiamo a epoche e luoghi lontani si fa sempre più evidente: inizia la moda del servizio orientale, o con forme e decorazioni che rimandano alla mitologia classica.
Col passare del tempo, questa tendenza all’ostentazione lascia lentamente il posto ad un nuovo modello di servizio, definito alla russa, che prevede un modo di servire le pietanze molto vicino a quello attuale, con la tavola già completamente allestita e gli invitati che prendono posto prima che vengano servite le pietanze. La tavola passa dall’essere elemento amovibile a punto focale della sala da pranzo, luogo di comfort e affermazione sociale prediletto dalla borghesia.
Nel Novecento vediamo rafforzarsi alcune tendenze e gusti che già avevano iniziato a diffondersi, come la pratica di far disegnare servizi e altri elementi della tavola da artisti affermati: è il caso delle produzioni di Gio Ponti per Ginori o Krupp, di Aldo Tura per Macabo, di Fornasetti e tanti altri. In questo secolo così sorprendente si introducono anche nuovi rituali e, di conseguenza, nuovi oggetti come ad esempio i cocktail shaker o i thermos.
Ciò che più caratterizza il secolo scorso è il suo carattere eclettico: mai come in questa manciata di decadi l’umanità è stata in grado di produrre stili e suggestioni così lontane tra loro, un mare di ispirazione nel quale ognuno di noi può immergersi per prendere ispirazione e trovare il proprio linguaggio espressivo.
Riuscire a far respirare ai vostri ospiti l’atmosfera desiderata, trasmettere il proprio gusto e creare delle piccole narrazioni sono gli obiettivi che, se raggiunti, indicano la buona riuscita di una mise en place e di una piacevole serata tra amici.