Sapevate che tra i tanti musei che rilanciano la loro attività dopo il lungo periodo di “silenzio” forzato, ce n’è uno che gli appassionati del vintage non potranno fare a meno di appuntare nell’agenda dei prossimi luoghi inspirational da visitare? Si tratta del Museum of the Home di Londra, destinazione dove è possibile riflettere sul concetto di casa attraverso spazi accuratamente allestiti, oggetti, arredi e documentazioni fotografiche basate su storie di vita vissuta. Destinazione londinese che merita di essere aggiunta ai circuiti turistici classici, il museo sorge in una struttura settecentesca che fu un ospizio fino ai primi del '900, immerso in un grande giardino nel cuore dell’East End.
Perché… cos’è davvero la casa? Intesa primariamente come il nostro spazio abitativo, questa parola può anche significare l’idea, o l’aspirazione a uno stato d’animo che esula dal luogo fisico, per evocare una sensazione di sicurezza, confort, tranquillità interiore. Per questo inseriamo il Museum of the Home nella hit parade dei luoghi da visitare nella prossima stagione: perché ciò che ci colpisce di questo luogo oltre all’interesse suscitato dagli oggetti in mostra, sono le sensazioni che esso evoca e lo spirito con cui vengono affrontati gli spazi espositivi dal punto di vista curatoriale.
Riaperto a giugno in seguito a tre anni di riqualificazione, Il Museum of the Home propone ai visitatori le nuove Home Galleries, spazi che attraverso elementi interattivi volti al coinvolgimento, espongono un mix di storie contemporanee e antiche riunendo oggetti domestici, opere d'ogni epoca, fotografie e racconti orali. Un tuffo nella storia per comprendere ancora una volta quanto i gusti e gli stili presenti dei nostri spazi e negli elementi che li abitano, siano strettamente collegati all’evolversi delle culture e dal loro mix nei secoli.
Da un punto di vista didattico, il museo propone la divisione per tipologia di stanza con le sue evoluzioni attraverso le epoche: le "Rooms Through Time" portano da una sala del XVII secolo, passando per i salotti georgiani fino a un appartamento in stile loft nel 1998. Dall’ingresso al salotto, dal “parlour” alla “drawing room” fino alla cucina, l’analisi della casa parte da punti di vista sempre originali e divertenti. Ad esempio, che look poteva avere una sala degli anni '70 abitata da una famiglia afro-caraibica approdata in Inghilterra durante il fenomeno migratorio nel Regno Unito a metà del '900? Addentrandosi in questa storia, dai mobili cult come il mobile grammofono ai tavolini in formica decorati da centrini ricamati all’uncinetto, dalle immagini religiose affisse alla tappezzeria insieme alle vecchie fotografie di famiglia scattate in occasioni speciali, fino ai souvenir, si scoprirà che in questa stanza, dopo la cena di un sabato sera qualunque, i ragazzi raggiungeranno le loro stanza per ascoltare la loro musica reggae preferita prima di una capatina nel quartiere di Dalston, cuore della vita notturna. La domenica invece, tutti si alzeranno presto per recarsi in chiesa, e dopo la cerimonia gli ospiti saranno accolti a casa per riso e piselli con pollo in umido e un bicchiere di bevanda analcolica caraibica Mauby, sulle note della musica country americana suonata dal grammofono.
Tra gli spunti di riflessione che emergono dagli spazi ci si sofferma anche sull’ambiente dedicato alla cucina: se in passato questa stanza era, nelle famiglie borghesi e aristocratiche, una stanza di lavoro, in cui il disordine diventava ordine, una piccola fabbrica del cibo che era meglio tenere nascosta, nell’abitazione contemporanea diventa invece un luogo di incontro, una stanza da mostrare, in cui vivere, scambiare chiacchiere, lavorare al proprio laptop. Table Talk, l'ultimo spazio dell’infilata di gallerie al piano inferiore del museo, interagisce con il visitatore chiedendogli di sedersi al tavolo di una cucina riprodotta in chiave stilizzata, e di rispondere – parlando o scrivendo – alle domande che il museo ha posto sulla casa (ad esempio "In che modo il lockdown ha cambiato la tua vita domestica?" o "Dove conservi il ketchup?"). Noi non vediamo l’ora di una gita a Londra! E voi, avete qualche destinazione del vintage da consigliarci?