07.10.2021

Le storie

Luigi Bellini e il microbo dell’antichità

Cosa hanno in comune Firenze, il mercato antiquario e il fiuto per gli affari? Luigi Bellini. Oggi intOndo vi presenta uno dei più importanti mercanti d’arte italiani di tutti i tempi.

In foto Luigi Bellini Junior, Firenze 1944-2021



“Un giorno, non sai perché, non sai come, ti ritrovi antiquario. Si comincia col fare l’antiquario per finire collezionista, e non ti accorgi che il microbo dell’antichità ti è saltato addosso, ti morde, ti divora, non ne guarirai più, peggio della tubercolosi.”

Son queste le prime righe della raccolta di memorie di Luigi Bellini Senior (Nel mondo degli antiquari, Edizioni DrawUp, 2015). Antiquario, collezionista, creatore del comitato per la ricostruzione del ponte Santa Trinita (occhio: senza l’accento se non volete incorrere nelle ire dei fiorentini!), Luigi Bellini fu tutto questo e anche di più. 

Nasce a Firenze sul finire dell’Ottocento e qui muore negli anni ’50 del Novecento da una famiglia di mercanti e collezionisti d'arte. Fiorentino di nascita, cosmopolita per vocazione, Bellini inizia la sua carriera di antiquario/collezionista in giovanissima età girando per il mondo alla ricerca di arte e affari, trovandoli anche nei posti più disparati grazie al suo infallibile “fiuto di antiquario”. 

Questo “fiuto di antiquario” che tanto lo distingueva gli valse anche riconoscimenti internazionali, ma il suo cuore rimase sempre legato alla sua città natale. Bellini racconta che in una città come Firenze nella prima metà del Novecento, l’antiquario doveva essere esperto di tutto e niente allo stesso tempo, di collezionare e vendere qualsiasi oggetto antico dalle sculture alle pitture, dai bronzi alle maioliche, ai mobili e via discorrendo. Nelle grandi città europee gli antiquari si specializzavano, a Firenze invece gli antiquari più importanti cercavano di creare un ambiente, una cornice per le antichità, aggiungendo anche tappeti e stoffe pregiati.   

Nelle sue memorie parla spesso della patina, il pennello del tempo come la definisce, soffermandosi sul fatto che gli antiquari, più che specializzarsi, dovrebbero essere esperti del riconoscere il passare del tempo sugli oggetti. Riconoscere e distinguere la patina dal volgare sporco, saperla apprezzare e valorizzare insieme all’oggetto sono tutti elementi che testimoniano l’animo sensibile alla bellezza di quelli che Bellini chiama i veri antiquari.

Le opere d’arte collezionate, le mostre organizzate, i capolavori riscoperti sono sicuramente alcuni dei meriti che gli vengono riconosciuti, ma il più grande è quello di aver dato lustro alla sua bella Firenze, che grazie alla sua infaticabile attività si affermò come punto di riferimento per il commercio antiquario di tutto il mondo. Della città del Giglio, Bellini lascia un ritratto poetico:

“Firenze è come un sogno d’altri tempi, una finestra affacciata sul passato, un’immagine di Paradiso, dove tutti gli artisti del Rinascimento stanno banchettando in eterno, e il rumore di questi schiamazzi rimarrà sempre più fresco fino alla consumazione dei secoli”. 

Per celebrare la loro amata Firenze, i Bellini, Luigi con i figli idearono la Mostra Nazionale di Antiquariato, che si trasformerà nel 1959 sotto il patrocinio dei suoi eredi Mario e Giuseppe nella celebre Biennale Internazionale dell’Antiquariato. Nell’ultimo anno se n’è molto sentito parlare per via della decisione di rimandare l’evento causa Covid-19 all’autunno 2022 (dal 24 settembre al 2 ottobre), altre realtà internazionali hanno optato invece per eventi online, come nel caso dell’edizione digitale di TEFAF. 

L’integrazione con il digitale e i marketplace online testimoniano l’impegno e la necessità di mantenere attivo e contemporaneo il mercato antiquario. Per traghettare questo settore nel futuro è importante comprendere come il digitale non sia il sostituto della vendita dal vivo, ma un fondamentale alleato che permette di ampliare notevolmente la capacità di mercato, senza perdere il piacere della scoperta e la passione per gli oggetti antichi.