Celebre per quella che è considerata una delle prime creazione del design italiano, la cittadina di Chiavari, occupa una posizione di rilievo nei manuali di settore, ma non è altrettanto conosciuta dal grande pubblico. E forse anche i più esperti non sanno che nel secolo scorso qui si trovava un centro artistico e artigianale impareggiabile.
Sfogliando il catalogo di intOndo gli amatori possono trovare un'ampia selezione di sedie di Chiavari, emblema dell’eleganza italiana che dal primo Ottocento ad oggi si ripropone senza mai stancare. Dalla Campanino, sublime creazione dell’ebanista Giuseppe Gaetano Descalzi (1767-1855) detto il Campanino, alla Spadina, passando per le versioni in ottone o con seduta imbottita, c’è l'imbarazzo della scelta per chi ama eleganza, leggerezza e durabilità.
La storia di questa sedia è ben nota: quando il Marchese Stefano Rivarola tornò da Parigi nel 1807, propose ai migliori artigiani chiavaresi come modello una sedia che aveva visto durante il suo viaggio. Il Descalzi, non accontentandosi di copiare un oggetto già fatto, creò una seggiola con leggerissima seduta in corteccia di salice intrecciato poggiata su finissime gambe tornite e guarnita da uno schienale a stecca arrotondata. Oggi si scherza dicendo che la seggiola di Chiavari, che pesa tra il chilo e mezzo e i due, non poteva che essere creata da un ligure perché i materiali sono tirati all'osso, ma in realtà dietro questo successo si nasconde una storia ben più lunga.
Infatti il viaggio a Parigi del Marchese Rivarola non era casuale, ma organizzato dalla Società Economica di Chiavari, al fine di svolgere una sorta d'indagine di marketing (con i mezzi di una volta s'intende) e aggiornare gli artigiani chiavaresi sulle tendenze del momento. Una missione quella di incrementare la cultura, le competenze artigianali, agricole e professionali del territorio chiavarese che la Società porta avanti da ormai più di 230 anni. A suon di premi ed incentivi questo ente territoriale è riuscito ad innescare una produzione d'eccellenza che non tocca solo la lavorazione del legno e delle seggiole, ma anche altri settori.
Basti pensare alla storica produzione in ferro battuto dell’officina di Rino Baglini (1921-2014), artigiano che aveva assaporato a Parigi il successo dello stile Liberty e lo aveva saputo reinterpretare con incredibile estro nel suo atelier di Chiavari attingendo dalla tradizione artistica genovese. Negli anni ‘50 il Baglini lavorava a stretto contatto con decoratori e interior designer creando arredi in ferro battuto fatti su misura per le belle ville ottocentesche della zona, come anche per la committenza straniera. E come lui, corniciai, decoratori, lavoratori di ardesia, lucidatori e altri artigiani specializzati facevano di Chiavari un vera officina d’eccellenza a cielo aperto.
Oggi la Società Economica di Chiavari continua la sua missione con progetti educativi e mostre di vario genere, inoltre si appresta ad aprire un museo della sedia in quello che era stata la bottega del maestro Guido Rocca. Il secolo è cambiato e anche le vie della città non sono più quelle di una volta, ma lo spirito d'iniziativa non manca di certo a Chiavari e un viaggio in questo territorio desterà certamente belle sorprese soprattutto agli amanti delle cose fatte bene.