Tecnica decorativa portavoce di una bellezza dell’arte che non è solo nelle opere dinanzi agli occhi, ma sulla terra che caplestiamo, il mosaico ha origini molto antiche in Asia Minore e in Mesopotamia, ma è soprattutto caratteristico del mondo greco-romano, prima di diffondersi anche nel Medioevo.
I romani raffinarono la tecnica del mosaico arrivando a impiegarla sulle pareti e sui pavimenti delle case dei patrizi, delle ville e degli edifici pubblici. Proprio a Roma, presso il museo Centrale Montemartini, il primo impianto pubblico di Roma per la produzione di energia elettrica, riconvertito in spazio espositivo dal 1997, viene esposto, dopo il restauro, un interessante reperto: si tratta del mosaico della Real Casa, scoperto a Roma nel 1900 in via XX Settembre, nella zona tra il Ministero della Real Casa e il giardino, nei pressi dell’attuale Giardino del Quirinale.
Pavimentazione della sala di rappresentanza di una nobile abitazione di epoca tardo-imperiale, la sua superficie è interamente decorata da girali vegetali che fuoriescono da kantharoi, contenitori con alti manici, collocati negli angoli e al centro dei lati lunghi del pavimento.
L’interessante reperto affianca la mostra del museo recentemente prorogata fino al 15 giugno, "Colori dei Romani: I mosaici dalle collezioni capitoline". L’esposizione offre, attraverso la trama colorata di queste opere, uno spaccato della società romana nel periodo compreso tra il I secolo a.C. e il IV d.C. A contestualizzare i mosaici, ci sono gli affreschi e le sculture che costituivano l’arredo degli edifici di provenienza, per fare emergere nella mostra il gusto e le esigenze dei committenti.
Dopo la caduta di Roma, la tecnica della posa del mosaico fu integrata nell’architettura cristiana, nella bizantina, nella persiana e nell’indiana. Oggi i centri dei mosaici fatti a mano si trovano principalmente in Libano e in Siria.