Traendo spunto dalle ultime analisi di mercato oggi vi proponiamo un approfondimento sul commercio del vintage per provare a capire quali sono stati gli effetti degli ultimi due anni e quali sono le previsioni future.
C’è subito da precisare che nell’ultimo decennio le abitudini di spesa dei consumatori si sono evolute e che l'interesse per la rivendita, in ogni categoria, è cresciuto esponenzialmente. Nel 2020, il 48% degli americani ha acquistato almeno un articolo attraverso la rivendita (dati ultimo report Chairish 2020).
A fare da apripista per questa tendenza è stato certamente il settore della moda che ci ha abituati ad avere un mercato ricco di abiti di seconda mano facilmente reperibili e dunque ha trasmesso al pubblico una certa fiducia nei benefici della rivendita di capi usati. Nel 2018 il 49% del mercato di seconda mano derivava da esercizi di vendita di abbigliamento vintage.
Nel 2020, con l’emergenza dovuta alla pandemia, i consumatori hanno iniziato a esercitare un simile atteggiamento anche per quanto riguarda l’arredamento delle casa. Insieme al settore dei media e dell’elettronica, il mercato degli arredi di seconda mano si è dimostrato quello in maggiore crescita. Tale tendenza non si può solo attribuire all’effetto lockdown, ma risente anche della rinnovata sensibilità verso le questioni ambientali, delle recenti problematiche dovute all’approvvigionamento di materiali e servizi logistici, e di un del crescente potere d'acquisto della generazione Z.
Si prevede che il settore della rivendita di arredi di seconda mano crescerà del 54% per cento tra il 2021 e il 2025. Perché? Semplicemente perché la società, e con questo intendiamo sia i consumatori che i produttori, sta lentamente capendo che la cultura del “fast furnishing” non è piú sostenibile. Solo in America oggi vengono scartati 16 milioni di tonnellate di mobili all'anno, contro i 2 milioni che si registravano negli anni ‘60.
Il re-sale o il recommerce è al centro dell'economia circolare, un nuovo modello economico che non solo va oltre quello tradizionale (produci, utilizza e getta), ma è più evoluto anche rispetto a quello del riciclo (riutilizzo di materiale fin quando possibile). Secondo questo approccio non basta solo riutilizzare un oggetto, è imprescindibile anche prevedere la sua rivendita o qualsiasi altro metodo che favorisca il passaggio di quell’oggetto da una destinazione all’altra.
Una recente stima prevede che se un significativo numero di consumatori acquistano beni di rivendita attraverso l'economia circolare, entro il 2030 il consumo di materiale primario potrebbe essere ridotto del 32%. Questo a noi basta come motivazione per portare avanti la nostra missione, ovvero quella di rimettere in circolo in maniera accessibile selezionati arredi vintage per la casa.