22.12.2022

Le storie

Evoluzione dell'abitare

"La casa ideale è quella che non è una costrizione." Così diceva Gio Ponti nel 1976. Oggi scopriamo insieme come si è evoluta l'abitazione domestica e come sarà la casa del futuro.

Vi sembrerà strano, ma percorrendo a ritroso la storia dell’ambiente domestico nei secoli ci si accorge che oggi viviamo quasi un ritorno alla preistoria. La casa deve essere sempre di più uno spazio fluido e aperto, capace di adattarsi a seconda delle esigenze… una sorta di grande capanna dotata di tutte le funzionalità.

Studiando bene la questione si scopre che il concetto di uno spazio aperto, fluido e continuo, per favorire modi di vita domestica più ricchi e piacevoli, emerge con una certa frequenza già negli anni ‘50 soprattutto nell’attività progettuale di Gio Ponti. Lungo tutta la sua carriera Ponti concepisce “grandi spazi per vivere” che abbiano come caratteristica principale flessibilità e adattabilità.

A partire dagli stessi anni il mobile per la casa si adegua a questa visione: con librerie terra tetto di Franco Albini, che all'occorrenza fungono da veri e propri separatori di ambienti, o le scrivanie pensate da BBPR per i grandi ambienti della Olivetti dove i dipendenti si trovano a condividere un unico spazio. Il colpo di genio dei designer continua ad evolversi anche negli anni successivi, basti pensare alla luce da tavolo Lampadina, disegnata da Achille Castiglioni che grazie ad un semplice foro sul fondo si può trasformare in una comoda appliques.

Diceva Ponti già nel 1937 riguardo alla configurazione della casa e trattando dell’importanza delle “inquadratre felici”: “...Infranto il legame della pari altezza delle stanze, si entra come in un nuovo mondo nei riguardi dell’arredamento; non è più una questione di tappezzerie o disposizione o disegno di mobili, ma è composizione di spazi, di oggetti negli spazi, di luci e di colori; […] le stanze non sono più infilate di scatolini o scatoloni più o meno riccamente parati; l’abitazione diventa una creazione, una composizione singolare di spazi, di luci, in rapporto l’uno con gli altri, che ci reca emozioni più belle, più fresche, più vicine all’architettura, agli atteggiamenti della vita» (Ponti, 1937)

Se questo è l’atteggiamento predominante in architettura negli anni ‘50, ‘60 e ‘70, gli anni ‘80 e ‘90 segnano un ritorno all’estremismo: o i total color del postmoderno e del gruppo Memphis o il look minimal di Starck, sempre lasciando la casa libera dagli ingombri di una volta. Abiti e stoviglie non si ripongono più negli armadi e nelle credenze, ma avranno ambienti a loro dedicati come closet, guardaroba e stanze di servizio.

E cosa dobbiamo aspettarci dalla casa del domani? Sempre più ci si accorge che sono le circostanze ad "architettare" la forma dei nostri modi di vivere e che i progettisti non fanno altro che introdurre soluzioni ai grandi problemi a cui andiamo incontro. Oggi la casa deve essere più sostenibile dal punto di vista strutturale, energetico e decorativo. Si punta su nuovi materiali e nuove tecnologie, mentre per l’arredamento ci si appella al passato introducendo mobili vintage dal look snello e flessibile e, perché no, anche una bella selezionate di ricercate antichità.