15.02.2023

Le storie

Maarten Baas, piromane del design

"Bruciare cose è sempre stato il mio hobby e volevo bruciare sempre di più. All'inizio ho bruciato piccole cose, ma presto ho bruciato auto, aerei ed edifici. Qualcuno mi suggerì che forse avrei potuto guadagnarmi da vivere in questo modo. Così, qualche anno dopo, ho scoperto una tecnica con cui potevo conservare gli oggetti bruciati e questo è stato l'inizio di Smoke." - Maarten Baas

“Era una gioia appiccare il fuoco. Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d’orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia.” da Fahrenheit 451, Ray Bradbury (1920-2012).

Che Maarten Baas (Arnsberg, 1978) abbia preso spunto dalle prime righe del romanzo di Bradbury per il suo lavoro? Partita come progetto di laurea presso la Design Academy di Eindhoven, la Smoke Series si presenta come una critica che il designer vuole presentare alla concezione di bellezza, ritenendo che gli oggetti con una storia, una patina d’uso o che presentano un intervento umano siano più interessanti di oggetti impeccabili e identici provenienti da una linea di produzione.

Il giovane progettista fa parte di una nuova categoria di designer il cui lavoro consiste nel personalizzare oggetti d'arredo esistenti piuttosto che crearli da zero. Baas si appropria e trasforma oggetti di legno trovati, rendendoli propri, unici, con una tecnica che prevede di bruciarli con una fiamma ossidrica e in seguito trattandoli con una resina epossidica che rende il materiale particolarmente resistente. Quando è necessario, i pezzi vengono rivestiti o fissati in altro modo, in modo da recuperare la loro funzione originaria. Spogliando gli ornamenti, Baas diminuisce la preziosità del design e avvicina gli oggetti al loro vero scopo, come tavoli e sedie comuni. Si rende conto, così, che può replicare l'usura subita dai mobili usati e dare loro un carattere completamente nuovo bruciandoli e “sfregiandoli ad arte”, ottenendo risultati imprevedibili, in cui anche l'oggetto più semplice assume un aspetto imprevisto, ma altamente decorativo.

Spesso nelle sue interviste il designer dichiara di essere affascinato da come le persone tendono a conservare e lasciare intatti i nuovi arredi che acquistano. Quando brucia, abbatte e cambia il volto delle cose, quei pezzi acquistano improvvisamente una nuova personalità ed estetica. Ogni pezzo è unico, irripetibile. Tale concetto lo si può percepire subito da come descrive il suo modus operandi: "Il mio modo di lavorare non è comune nel design. Non uso mai il computer, per esempio. Io 'scolpisco' i pezzi facendoli, cambiandoli, ricominciando sempre da capo. Quindi non è 'progettare' come probabilmente si intende (fare un disegno, riprodurre). Credo che questo sia un aspetto necessario, che conferisce personalità al mio lavoro. Un computer non può farlo". 

Il lavoro di Baas può sembrare a prima vista sgraziato e infantile, ma egli conferisce un significato ai suoi prodotti permettendo alle persone di scoprire come sono stati realizzati i suoi oggetti semplicemente osservandone la forma e la struttura. Nel 2005 ha presentato le sedie Treasure, in edizione limitata, realizzate con scarti di legno di una fabbrica di mobili, assemblati in modo rapido e intuitivo; nello stesso anno lancia anche una collezione che si presenta a tutti gli effetti un “collage” chiamata Hey, Chair, Be a Bookshelf! di oggetti come librerie, appendiabiti, sedie, paralumi e vasi.

La sedia e il lampadario Smoke della collezione hanno avuto un tale successo che sono stati presto prodotti dal marchio olandese Moooi nel 2003. Nel 2004, la galleria Moss di New York ha commissionato a Maarten una mostra personale con i classici del design da lui bruciati (tra cui la sedia Red Blue Chair e la Zig Zag Chair di Rietveld, la sedia Favela di Fernando e Humberto Campana, la libreria Carlton di Sottsass,  e la sedia Calvet di Gaudì), intitolata "Where There's Smoke" e oggi i pezzi sono presenti nelle collezioni di importanti musei, come il Victoria & Albert Museum e il Groninger Museum.

Il lavoro del designer è oggi altamente collezionabile, con pezzi che vengono venduti per cifre elevate attraverso le gallerie piuttosto che attraverso i tradizionali rivenditori di design.