04.01.2024

39 donne a cena da Judy Chicago

Tra il 1974 e il 1979 l’artista femminista Judy Chicago mette a tavola 39 donne della storia occidentale con l’aiuto di volontari, artigiani uomini e donne, per "mettere fine al ciclo continuo di omissioni che hanno escluso le donne dagli archivi della Storia". Scopriamo le commensali scelte per sedere a questa maestosa opera.

Gli anni ‘70 sono stati una decade di grandi cambiamenti e tumulti che coinvolsero tutte le sfere della società: le rivoluzioni culturali, i movimenti per i diritti civili e l’emancipazione iniziati negli anni precedenti e le tensioni politiche contribuirono a plasmare una realtà in cui l’arte ha potuto esprimersi in tutta la sua forza provocatoria. 

Una delle grandi portavoce della rivoluzione femminista di questi anni è stata l’artista e attivista Judy Chicago (Chicago, 1939): ancora oggi sostenitrice della lotta per l’uguaglianza di genere e per dare risonanza al movimento con le sue opere.Tra le sue opere più celebri quella per cui è maggiormente conosciuta è The Dinner Party, un’installazione artistica realizzata tra il 1974 e il 1979 e oggi custodita al Brooklyn Museum of Art. Considerata la prima opera femminista «epica», è composta da una tavola triangolare di circa 15 metri per lato. Ogni posto della tavola è letteralmente apparecchiato come pronto per ospitare le commensali: un telo ricamato con il nome di una donna celebre insieme ad immagini e simboli ad essa collegati, un tovagliolo, posate, un calice e un piatto in ceramica dipinto a mano. Molti di questi piatti hanno un rilievo a forma di farfalla o di fiore, da intendersi come simbolo di femminilità. In questa grande opera l’artista sceglie di celebrare le tradizionali realizzazioni femminili come le arti tessili (tessitura, ricamo, cucito) e la pittura su porcellana, che sono state inquadrate come arte artigianale o domestica, in contrapposizione alle belle arti, culturalmente più apprezzate e dominate dagli uomini. La struttura comprende 39 posti che corrispondono ad altrettante donne. Si poggia su una base, chiamata "Heritage floor", un triangolo equilatero composto da 2300 piastrine di porcellana su cui figurano i nomi di 999 donne del mito e della storia, associate alle 39 convitate. 

La forma scelta e il numero delle ospiti per lato non sono di certo casuali: la figura triangolare è stata a lungo un simbolo femminile. Il tavolo è un triangolo equilatero, per rappresentare l'uguaglianza. Il numero 13 rappresenta il numero di persone presenti all'Ultima Cena, un paragone importante per Chicago, dato che le uniche persone presenti erano uomini. La tavola è suddivisa in aree distinte e identificate da tre fasce temporali: l’ Ala I: Dalla Preistoria all'Impero Romano a cui siedono personalità come la Dea della Fertilità, Giuditta, Ipazia. L’ Ala II: Dagli inizi del Cristianesimo alla Riforma che ospita tra le altre Eleonora d’Aquitania, Elisabetta I e Artemisia Gentileschi. Infine l’ Ala III: Dalla Rivoluzione Americana al Femminismo in cui troviamo anche Sacajawea, Emily Dickinson e Virginia Woolf. Le 39 postazioni iniziano in piano e cominciano ad emergere in rilievo verso la fine della cronologia, per rappresentare la crescente indipendenza e uguaglianza della donna moderna. L'opera si avvale anche di informazioni scritte aggiuntive come stendardi, linee del tempo e una pubblicazione della mostra in tre libri per fornire informazioni di base su ogni donna e sul processo di realizzazione dell'opera. Per mettere in scena questo trionfale banchetto l’artista coinvolge più di 400 persone tra volontari, artigiani uomini e donne, per "mettere fine al ciclo continuo di omissioni che hanno escluso le donne dagli archivi della Storia".

La superficie su cui poggia la tavolata è anch’esso non lasciato al caso: essa, infatti, presenta i nomi di 998 donne (e di un uomo, Kresilas, erroneamente incluso perché si pensava fosse una donna di nome Cresilla) iscritti su piastrelle di porcellana bianca fatte a mano che coprono l'intera area del tavolo triangolare, dai piedi di ogni posto a sedere, continuano sotto i tavoli stessi e riempiono l'intera area chiusa all'interno del perimetro. Ci sono 2.304 piastrelle con nomi distribuiti su più piastrelle scritti nella scrittura corsiva Palmer, una grafia americana del XX secolo. Chicago afferma che i criteri per l'inclusione del nome di una donna nel pavimento erano uno o più dei seguenti: ha dato un valido contributo alla società, ha cercato di migliorare la sorte delle altre donne, la sua vita e il suo lavoro hanno illuminato aspetti significativi della storia delle donne, ha fornito un modello per un futuro più egualitario.

L'installazione è accompagnata da una serie di pannelli a parete che spiegano il ruolo di ogni donna presente sul pavimento e la associano a uno dei coperti.

Nonostante le opinioni discordanti che l’opera ha suscitato nel corso del tempo, The Dinner Party rimane un'installazione di grande ispirazione ancora oggi per i movimenti femministi e per l’uguaglianza di genere in tutto il mondo.