06.06.2024

Le storie

Halabala e i maestri del design dell'Europa dell'est

Se nel variegato panorama dell'arredamento vintage brillano i maestri del made in Italy, francesi, scandinavi e americani, ultimamente l'attenzione del collezionismo si accende sull'Europa dell'Est. Questa regione ha dato vita a designer di notevole importanza, la cui creatività ha radici profonde nella tradizione e una spiccata sensibilità per le avanguardie del XX secolo. Le loro opere uniche, riscoperte dal mercato vintage, sono apprezzate per l'intramontabile eleganza e la sofosticata innovazione. Riscopriamone alcune!

photo copyright: Colombe, Studio, Varsavia

Mai come nel ‘900, il design, l’arte e l’architettura sono stati caratterizzati da un’ampia varietà di stili, movimenti e avanguardie artistiche, attraversando persino due guerre mondiali. Analizzare questi fenomeni dalla prospettiva dell’Europa orientale rivela aspetti estremamente interessanti: universi creativi popolati di artisti, designer e architetti noti o da riscoprire, che hanno assorbito e interpretato l'influenza dei movimenti artistici internazionali, mescolandola con le ricche tradizioni culturali locali. Dal retaggio dell’Art Deco che, con le sue linee geometriche e l'uso di materiali pregiati, funge da ponte tra tradizione e modernità, fino al funzionalismo del Bauhaus; dalle influenze del Costruttivismo sovietico al secondo dopoguerra, il design dell'Europa dell'Est nel Novecento è un territorio affascinante, frutto degli intrecci tra arte, grandi cambiamenti socio-politici, e tradizione.

Negli anni '20 e '30, il Bauhaus, la scuola di design tedesca fondata da Walter Gropius, inizia a esercitare una notevole influenza sull'architettura e il design in tutta Europa, compresi i paesi dell'Est. Tuttavia, nonostante l'impatto dei movimenti modernisti, in regioni come la Romania o l’Ungheria, arredi e oggetti tendono a rimanere radicati nelle tecniche e nei motivi locali, con sedie, tavoli e armadi che spesso presentano intagli elaborati, motivi floreali, simboli folcloristici. Emblematico è il caso dell'ungherese Marcel Breuer, che prima di diventare uno dei pilastri del Bauhaus, nel 1921 progetta e realizza la African chair, o sedia romantica, in legno scolpito a mano e tessuti decorati, la cui forma e rivestimento riflettono pienamente le tradizioni e le tecniche decorative della cultura popolare ungherese.

Funzionalità, semplicità e l'integrazione tra arte, artigianato e tecnologia: questi i valori enfatizzati dal Bauhaus, un approccio che trova terreno fertile nella figura di Jindřich Halabala (1903-1978), una delle punte di diamante del design cecoslovacco del XX secolo, che collabora, oltre che con la Thonet, con la rinomata UP Závody di Brno. Halabala, celebre soprattutto per le sue poltrone dalle linee organiche con gli inconfondibili braccioli curvi, incarna l'essenza del modernismo cecoslovacco. I suoi mobili funzionali, che combinano qualità, estetica accogliente, comodità e accessibilità, si evolvono dall'Art Déco verso le linee anni '50. Anticipando i concetti di riuso e circolarità centrali nel design contemporaneo, Halabala diffonde l’idea di un design che sia al contempo bello, democratico, funzionale e soprattutto duraturo.

Anche Mojmír Požár (1924-1995) collabora con la UP Závody, emergendo come uno dei più importanti architetti e designer cecoslovacchi della generazione successiva a Halabala, negli anni '50 e '60. Famoso per i suoi innovativi sistemi di comodini e scrivanie con piani intersecanti e girevoli, Požár lavora con numerose aziende di mobili, creando pezzi semplici ed eleganti in cui vige l’armonia tra funzionalità ed estetica.

Più a est, nel contesto dell'Unione Sovietica, il Costruttivismo russo (1913-1934) emerge come uno dei movimenti più influenti del ‘900, promotore dell'idea che l'arte e il design debbano servire scopi sociali e politici. Gli arredi costruttivisti, ad esempio quelli progettati da Alexander Rodchenko, risultano privi di decorazioni superflue, con un'enfasi sui volumi geometrici e l'uso di materiali industriali che li rendono estremamente attuali: gli elementi strutturali richiamano le opere pittoriche di Kazimir Malevic o Liubov Popova, mentre nella vicina Polonia, i principi e le forme costruttiviste vengono analizzati e interpretati da artisti del calibro di Henryk Stażewski; i mobili di questo periodo sono caratterizzati da linee pulite, forme geometriche e un uso innovativo di legno, metallo e vetro.

Restiamo in Polonia con Rajmund Teofil Hałas (1925-2008), professore alle Belle Arti di Poznań e designer dal sofisticato approccio minimalista: l'uso innovativo del legno, la semplicità delle forme e la funzionalità dei suoi arredi lo avvicinano molto all’estetica scandinava, e tra le sue creazioni più iconiche spicca la sedia 200-190 degli anni ’60 (visibile nella foto, attorno al tavolo da pranzo). Ancora oggi in produzione, simboleggia per Hałas un ideale equilibrio tra design, qualità e produzione di massa.

Nel secondo dopoguerra, l'ascesa del comunismo nell'Europa dell’Est porta a un design e a un arredamento caratterizzati da una maggiore standardizzazione, con un'attenzione particolare alla funzionalità e alla convenienza economica. Un contesto in cui tuttavia, alcuni designer sono riusciti a introdurre elementi innovativi e creativi, contribuendo a creare un'estetica distintiva che unisce semplicità ed eleganza.

Uno dei designer più rivalutati del panorama est europeo, nonché il più longevo della nostra hit parade, è il maestro cecoslovacco Jiří Jiroutek (1928-2023). Recentemente scomparso all'età di 95 anni, è celebre per i suoi mobili modulari decorati da pannelli colorati della serie U-: realizzati per il marchio Interiér Praha a partire dal 1958 fino alla fine degli anni ‘70, questi arredi sono diventati icone del mid-century design e, in particolare le credenze sono tra le più ricercate dal mercato ceco e internazionale. Jiroutek coglie lo spirito degli anni ‘60, dando vita a pezzi funzionali — facilissimi da montare, uno stile «modesto, ma funzionale» così lo descriveva il designer — ed esteticamente accattivanti, grazie agli iconici pannelli dai colori pastello, le forme geometriche e le gambe che puntano all’esterno, dettagli particolarmente in auge in quel periodo, e oggi nuovamente apprezzati dal mondo dell’interior: in un ideale compromesso tra la tradizione artigianale, le esigenze e il gusto della produzione di massa, Jiroutek riesce ad arrivare alla riduzione i costi di produzione, permettendo una fabbricazione in serie a prezzi accessibili, senza compromettere la qualità del design.

Da Halabala a Jiroutek, ciascuno dei maestri menzionati si distingue per uno stile unico, che rende i suoi arredi e oggetti riconoscibili e apprezzati. Il loro contributo non ha soltanto definito gli stili di un secolo così variegato come il ‘900, ma ha gettato le basi per il design contemporaneo, offrendo ispirazioni per un arredamento dal fascino senza tempo.