22.08.2024

Le storie

Alain Delon Designer?

"Perché no" avrebbe detto l’attore quando Vittorino Sabot gli propose di firmare una linea di mobili prodotti dalla sua azienda. Il resto è storia, e, perché no, anche la storia del collezionismo.

Bello e impossibile, Alain Fabien Delon (1935-2024) ha lasciato il segno sul grande e sul piccolo schermo occupando l’immaginario di almeno due generazioni di spettatori. Una vita sfrenata e malinconica la sua: i suoi genitori divorziano quando è piccolo e sin da ragazzo si trova a dover navigare tra i sobborghi di Parigi, le camerate della Marina francese e, infine, sui palchi di cinema e teatri, fino al grande successo.

Il suo debutto cinematografico avviene alla fine degli anni Cinquanta e la sua svolta avviene con “Plein Soleil” (1960), diretto da René Clément, dove interpreta il ruolo principale di Tom Ripley. Questo ruolo lo consacra come stella nascente del cinema europeo e avvia una carriera fatta di celebrità e grandi passioni: donne, macchine, cavalli e... il design e l’architettura. 

E cosí nel 1975, Alain Delon, un po’ per gioco e per sfida personale, si presenta di persona al Salone del Mobile di Milano per presentare la “sua” collezione d’arredo e incontrare fan e clienti (foto). Era infatti stato invitato da Vittorino Sabot, proprietario dell'omonima fabbrica di mobili a Udine, a proporre al divo francese di firmare una linea di mobili che  lui stesso definì ‘né nuovo né vecchio, né futurista né antico. Ma stile Alain Delon’. 

A guardar bene la sigla del marchio AD, che ricorda molto quella notissima con cui Albrecht Dürer firmava i suoi disegni e le sue stampe, viene da pensare che l’autore non volesse essere da meno dei grandi autori del passato,e che niente era lasciato al caso. In fondo conosceva bene l’arte ed era un grande collezionista come dimostra la vendita della sua collezione presso Bonhams “Alain Delon: 60 ans de passion”, giugno 2023.

Gli specchi AD, i mobili laccati e le linee sinuose dei suoi letti di seta sembrano usciti dai suoi film e combinano un look da gangster con quello delle ville milionari degli emiri dell’epoca. Uno stile che da scommessa diventa opera di successo tanto che l’attore torna al Salone nel 1980 per presentare un'altra collezione questa volta realizzata per Maison Jensen. 

I suoi mobili si possono trovare in rete, e su intOndo, ancora oggi e colpiscono piccoli e grandi collezionisti. Infatti forse non tutti sanno che proprio tra i pezzi trovati su intOndo c’è il paravento The assassination of Trotsky esposto alla Fondazione Prada del 2023. Opera ready made di Francesco Vezzoli che rimanda al film di Joseph Losey del 1972 con Delon e Romy Schneider, il paravento fa riflettere sulla vita  tormentata del divo come spiega lo stesso Vezzoli:“In realtà è un paravento ideato da Alain Delon in un momento della sua carriera in cui ha probabilmente pensato che il suo sex appeal fosse così universale da poter essere applicato anche alla decorazione d’interni. Curiosamente, lo stile e il tessuto rosa hanno un tocco civettuolo, se confrontati con i mobili da “maschio alfa” di Willy Rizzo dello stesso periodo. E vista la tormentata vita amorosa dello stesso Delon, mi è sembrato appropriato riprodurre un’immagine di Romy Schneider sulla superficie dello specchio, come se Delon non avesse mai superato il senso di colpa per il modo in cui l’ha trattata o per come è finita la loro relazione…”. Un omaggio al grande attore mancato da pochi giorni attraverso una sua stessa opera.

Il resto è storia, e, possiamo ora dirlo, anche storia del collezionismo d’arte e di design.