Descrizione dell'oggetto
Dipinto a tempera su tavola raffigurante una figura femminile a mezzo busto; indossa un abito rosso sopra una tunica chiara, mentre sulla spalla destra è poggiato un drappo verde. I capelli rossi sono raccolti con una scriminatura centrale e sono in parte coperti da un copricapo candido. Il viso pieno presenta un'espressione assorta: lo sguardo pensieroso, le sopracciglia arcuate e le labbra lievemente corrucciate. Presentato in cornice realizzata con parti di un'antica cornice di dimensioni maggiori. La testa con tutta probabilità risale alla composizione la Madonna di Porta Pinti, eseguito da Andrea del Sarto nel 1522 come affresco per un tabernacolo proprio dietro Porta Pinti a Firenze, ad un crocevia poco distante dalla chiesa dei Gesuati (San Giusto alle Mure). Vasari descriveva il quadro: “una Nostra Donna a sedere con un Putto in collo et un San Giovanni fanciullo che ride, fatto con un’arte grandissima e lavorato in fresco perfettissimamente, stimato molto per la vivezza e per la bellezza sua” facendo notare che il pittore aveva dato alla Madonna i tratti di sua moglie Lucrezia: “E la testa della Nostra Donna è il Ritratto della sua moglie di naturale” (vedi G. Vasari, Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue, insino a’ tempi nostri, Firenze 1550, edizioni Torino 1986, vol. II, pag. 713). Benché l’affresco fosse assai danneggiato già agli inizi del Settecento, esisteva ancora nel 1880 (vedi G. Milanesi in: G. Vasari, Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori, Firenze 1568, a cura di G. Milanesi, Firenze 1880, 33, nota 1). L’immagine più completa del tabernacolo originario è quella che ci dà il Bottari (vedi R. Borghini, Il Riposo, prefazione e note di G. S. Bottari, Firenze 1730, pag. 344, nota 1), che accanto al Baldinucci descrive anche le figure dei santi accompagnanti che probabilmente figuravano sulle pareti laterali del tabernacolo, tanto più che essi non si vedono in alcuna copia (vedi F. Baldinucci, Notizie de’ Professori del Disegno da Cimabue in qua, Firenze 1728, vol. III, pag. 205). L’opera viene quindi menzionata nelle fonti più eminenti del Cinquecento e del Seicento. Si ritiene che la replica più completa dell'affresco sia quella in formato minore di Birmingham, vicina all’originale come datazione. (Birmingham, Barber Institute, cm 51 x 38; vedi J. Shearman, Andrea del Sarto, Londra 1965, vol. II, pag. 248, al n. 59, copie (i), tavola 90b).
ID: 2096-1701110504-77481
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