Descrizione dell'oggetto
Antonio Francesco Peruzzini (Ancona, 1643/1646 – Milano, 1724), Paesaggio agreste con fiume e centro abitato e Paesaggio agreste con fiume e torre (2). Olio su tela, cm 108 x 62. Perizia Prof. Emilio Negro. Nella presente coppia di dipinti è riconoscibile la mano di quello che Mina Gregori definì “il paesista più originale e di rottura che si sia affermato alla fine del Seicento”, ovvero Antonio Francesco Peruzzini. Finalmente individuato dall’Arslan nel 1959 in tal “Perugino”, autore di un San Sebastiano in collezione privata milanese, il Peruzzini è stato in tempi recenti rivalutato dall’antica qualificazione di mero subordinato del Lissandrino (Alessandro Magnasco), rispetto al quale si rivela eccellente coadiutore e originale paesaggista. Un lontano orizzonte montuoso, di congelato vigore, è proposto in entrambe le tele inframmezzato da uno spigliato albero in secondo piano che si avvita vorticoso al cielo. L’antiaccademismo e l’anticonformismo che caratterizzarono l’intera carriera del Peruzzini appaiono qui evidenti e giustificano a posteriori la sua scelta di collaboratori figuranti del calibro del Magnasco e di Sebastiano Ricci. Documentato entro l’Archivio della Curia Arcivescovile di Milano relativamente alla Parrocchia di Santo Stefano Maggiore nonché nell’Archivio Statale milanese, donde la doppia ipotesi dell’anno di nascita in ragione della diversa età ricordata al momento della morte, l’artista si formò probabilmente in ambito famigliare, essendo sia il padre Domenico che i fratelli Paolo e Giovanni già pittori. Perfezionatosi in seguito nella pittura di paesaggio, Peruzzini mosse una prima volta a Roma nel 1663, dove si ha traccia della spedizione verso Torino di tele eseguite per conto di Carlo Emanuele II di Savoia; di questo periodo sono le “Burrasche” donate alla Santa Casa di Loreto, le sue più antiche opere conosciute. Tra il 1682 e il 1689 l’artista è documentato nella città di Bologna, dove collaborò con Giovanni Antonio Burrini e Sebastiano Ricci su commissione del conte Annibale Ranuzzi. Alcune tele oggi conservate presso l’Isola Bella nell’ambito dell’Archivio Borromeo testimoniano la lunga permanenza dell’artista entro la città emiliana, nonché il felice rapporto con il conte Vitaliano Borromeo, affiancato da contratti estesi a Venezia, Modena, Parma, Torino e Casale Monferrato. L’artista si trattenne a Milano tra il 1690 e il 1695 al soldo di Cesare Pagani marchese, avvicinandosi quindi ad Alessandro Magnasco, con il quale avrebbe intrattenuto un prolifico rapporto di collaborazione. Nel 1703 abitò presso le residenze medicee e attese alle richieste più aggiornate dei nobili fiorentini, accontentando anche Ferdinando de’ Medici, salvo ritirarsi nuovamente a Milano con il Magnasco e lavorarvi sino alla morte. A conferma dell’attribuzione basta affrontare le preseti due tele con le composizioni assai simili del Peruzzini: La Fuga in Egitto degli Uffizi oppure il paesaggio boscoso della Allen Mermorial Art Museum, o ancora le tele conservate al Museo dell’Ermitage al Museo Luxoro di Genova Tentazioni di Sant’Antonio (Berlino, Staatliche Museen Gemäldegalerie. In questi paesaggi indistinguibile è la leggerezza del tocco pittorico e la scherzosa abilità compositiva, caratteristiche che rendono lo spirito e gli umori tipici del barocchetto europeo e dei migliori paesaggi del Peruzzini.
ID: 77435-1713520169-88570
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