Descrizione dell'oggetto
Maximilian Pfeiler (attivo dal 1683-c.1721). Natura morta di fiori e frutti. Olio su tela, cm 98 x 73. La vita di Maximilian Pfeiler non è molto documentata e scarsi sono i riferimenti cronologici circa la sua attività. Le poche fonti esistenti ci indicano che nel 1683 è membro della Gilda dei Pittori di Praga, sua città natale, e allievo di Christian Berentz (1658-1722), pittore di origini tedesche che viaggiò prima nei Paesi Bassi per poi stabilirsi a Roma, introducendo in Italia temi nordeuropei del genere della natura morta in cui era specializzato. Non è chiaro se l’alunnato di Pfeiler presso Berentz avviene già a Roma, dove l’artista ceco è sicuramente attivo dal 1694 intessendo collaborazioni con Francesco Trevisani e Michele Rocca. Pfeiler riesce così a ritagliarsi un ruolo di primo piano nella scena artistica romana di fine XVII – inizio XVIII secolo, realizzando stravaganti e riconoscibili composizioni di frutti e fiori molto apprezzate da uomini illustri: per esempio alcune sue opere facevano parte della collezione del cardinale Fesch. Il dipinto in esame è esempio della qualità della produzione tipica di Pfeiler e mostra i debiti nei confronti del suo maestro Berentz oltre che degli altri artisti stranieri stabilitisi a Roma specializzati nella natura morta. Come già nelle composizioni di Tamm o di Vogelaer a fare da sfondo ai fiori e ai frutti è un frammento architettonico, introducendo già quel gusto verso le rovine antiche che si consoliderà a pieno nel XVIII secolo. Le varie tipologie di frutti sono disposte per gruppi sovrapposti che si affastellano l’uno sopra l’altro seguendo andamenti diagonali. A partire dal basso vediamo un grappolo d’uva bianca assieme a pesche, prugne e mezza anguria. In posizione appena più arretrata è un cesto di vimini rovesciato entro al quale vi sono alcune castagne ancora nel loro riccio e parzialmente coperte da grandi foglie verdi screziate d’arancione. Dei fiori dai petali lilla, gli stessi che si avviluppano attorno alla base della colonna in secondo piano, tagliano in due parti la tela. Scende diagonalmente sopra di essi un piano in legno dal quale cascano alcune pere mentre da un’alzatina rovesciata cascano delle ciliegie. Ogni elemento è descritto con estrema perizia tecnica e attenzione al dettaglio: si osservi in tal senso il particolare della rugiada che posa sulle prugne o sugli acini d’uva, la polpa dell’anguria scavata e che sfuma dal verde della buccia al rosso più intenso nelle parti più centrali del frutto, o la verità con cui le foglie si accartocciano su loro stesse. Da notare anche che i vari frutti raffigurati non appartengono alla medesima stagionalità, il che fa presupporre che l’artista abbia realizzato alcuni di essi senza un modello dal vero, ma dipingendoli a memoria ottenendo comunque un effetto generale di grande naturalismo. Degno di nota è anche la capacità dell’artista ceco per quanto concerne gli accostamenti cromatici: gli accenti di color rosso delle ciliegie e dell’anguria sono esaltati dal complementare verde predominante nelle foglie e nelle pere. Al violetto dei fiori e delle prugne risponde il giallo delle pesche e degli acini d’uva. Tali accostamenti ampliano l’effetto di tridimensionalità già dato dai contrasti chiaroscurali che sapientemente bilanciano le cromie più squillanti. Pfeiler nell’opera analizzata, così come in altre composizioni quali la natura morta in collezione privata genovese, mostra i debiti nei confronti del suo maestro Berentz. Ciò è ravvisabile nella grande varietà di frutti e fiori descritti e soprattutto nel loro riempire quasi totalmente lo spazio disponibile. 6 Le ultime notizie di Maximilian Pfeiler sono attestate al 1721. Egli trascorse a Roma presumibilmente la maggior parte della sua esistenza godendo di un certo successo e apprezzamento da parte dei contemporanei, sia fra gli artisti sia fra i collezionisti.
ID: 77435-1716972826-92368
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